P3: i devoti del nuovo catechismo
Razzismo e Lgbtqia sono diventati ormai i dogmi ossessivi di
tutti i media, della narrazione globale, dell’agenda politica mondiale,
in primis della sinistra planetaria. Non c’è religione, chiesa,
famiglia, popolo, proletariato, governo che tenga; non c’è nemmeno lo
sport che possa esserne immune. Tutto viene investito da questo ciclone
che ha oscurato ogni altro tema, ogni altra urgenza. È uno di quei temi
discriminatori in assoluto dell’umanità: di qua i devoti del nuovo
catechismo, di là i razzisti omofobi in tutte le loro gradazioni, da
cattolici a nazi. Per essere tali non occorre un esame approfondito,
basta non inginocchiarsi, reclamare la libertà di pensiero o dire che i
bambini nascono da un uomo e una donna.
La
campagna permanente contro il razzismo, l’inginocchiatoio globale negli
stadi, magari colorati d’arcobaleno, ha contagiato pure il calcio, in
un’invasione di campo senza precedenti. In Italia, la sinistra si è
ormai votata a un’ideologia fondata sull’antirazzismo e la legge Zan che
potremmo chiamare in sintesi Razzanesimo.
Qualcuno dice che è maccartismo rovesciato: ma la caccia alle streghe
comuniste di allora si fondava almeno sulla realtà: c’era Stalin,
l’Urss, la guerra fredda. Qui invece c’è…Hitler e tanta psicosi.
La
partita in gioco non è tra due ideologie, tra due visioni del mondo, ma
tra l’ideologia e la realtà, tra la natura e la sua abolizione, tra la
Vita e il Modulo. Perfino la Chiesa va in ritirata e Draghi si sfila,
invoca la laicità, si fa neutrale, passa la palla al Parlamento.
Il
nemico principale di questa ideologia manichea, pervasiva, intollerante
non è un soggetto politico e nemmeno la Chiesa, ma più semplicemente e
più vastamente la realtà. Perché se di mille crimini compiuti nel mondo,
uno solo merita sdegno, commozione e mobilitazione permanente e tutti
gli altri vanno dimenticati; se tra mille bisogni che esistono sulla
terra, alcuni che toccano la vita e la morte, il tema degli omo e dei
trans diventa la priorità planetaria permanente; vuol dire che non si
fronteggiano due culture politiche e civili diverse, come sarebbe
legittimo e auspicabile, ma un’Ideologia Sola e Ossessiva che non
ammette avversari, perché li squalifica in partenza, li reputa
barbarici, li criminalizza e vorrebbe perseguirli penalmente; e
dall’altra parte la composita, contraddittoria, imperfetta realtà, la
vita quotidiana, i corpi, gli istinti, gli affetti, i legami, i
pensieri, le tradizioni, le esperienze di ogni giorno.
L’altro
giorno tornando finalmente a incontrare lettori e cittadini, la domanda
ricorrente in tema di attualità è: ma chi è disposto a mandare all’aria
tutta la realtà, la famiglia, i rapporti umani, le tradizioni, le
civiltà e le istituzioni millenarie pur di inginocchiarsi al Potere
nero, omotrans e arci-femminista, e insieme a cancellare anche la
propria storia, provenienza, le proprie lotte del passato, ha perduto la
testa o cosa ha in mente, inteso più come materiali che come pensieri? È
un fenomeno di rincretinimento globale, di pandemia della demenza o cosa? Ci credono davvero oppure no, i genufessi, ci sono o ci fanno?
In Italia, in Europa, in Occidente funziona a pieno regime la Fabbrica per l’allevamento dei cretini.
Gestita da cretini in malafede, invasati che mettono a profitto la loro
demenza. Anzi la definizione completa, scientifica è: cretini punitivi,
planetari, in malafede, al potere. Non mi riferisco a qualcuno in
particolare, alcuni a livello personale stupidi non sono; ma alla loro
somma, al Cretino Collettivo che ne scaturisce. I suddetti non si
limitano a proporre soluzioni circoscritte e nemmeno a rivendicare la
loro opinione e il diritto di vivere in libertà, ciascuno come crede.
No, pretendono di imporla a tutti, di farla adottare come testo, norma
di legge; e di sanzionare coloro che non la pensano come loro, non hanno
il cervello nelle ginocchia, non si piegano ai catechismi dell’odio e
dell’idiozia.
Un
cretino, seppure in malafede, che si rivolge ad altri cretini, che si
costituisce in movimento, che scende in piazza e chiede voti, può essere
detestabile ma in fondo esercita la sua libertà e il suo diritto; in
democrazia non si può negare. Ma quando il cretino chiede che tutti
debbano seguire i suoi precetti e le sue precettazioni, e pretende che
le sue opinioni siano regola universale, altrimenti si è razzisti,
omofobi, nazisti e indemoniati, allora la faccenda si fa pericolosa. E
diventa addirittura torva se si pensa che questa setta di dementi è
stabilmente al potere, si costituisce in cupola e in casta, detiene i
media e gestisce la politica televisiva, cinematografica, giudiziaria, e
poi la cultura, lo spettacolo e vorrebbe allargarsi pure allo sport.
Allora diventa un’emergenza. Per giunta planetaria, se consideriamo che
questa follia non colpisce solo
la malata Italia, ma va dal Galles agli Stati Uniti, fino in Australia.
Allora il quadro si completa: non stiamo parlando di un idiota qualunque
ma del Cretino Planetario in Mala Fede che dispone del Potere. La
vicenda si fa allora insopportabile, inaccettabile. Il loro rifiuto a
priori di riconoscere che su quei temi si possa avere almeno una diversa
opinione, costringe chi non è con loro a ricambiare la loro inimicizia.
Non si può discutere, non c’è la possibilità di accordo e di una
mediazione, lo dicono loro. Dunque che si fa? Si può dichiarare guerra
alla pandemia degli idioti? Non pretendendo l’eliminazione
dell’avversario, come da loro preconizzata tramite leggi e squalifiche,
più semplicemente ci accontenteremmo di una cosa: avere la possibilità
di esprimere un giudizio democratico, tramite il voto per rendere se non
inoffensivo almeno meno letale il virus della stupidità militante da
loro propagato con zelo poliziesco e missionario. Ma il voto tarderà e
alla fine non basterà. Perché il potere non ha limiti, come la
stupidità.
MV, La Verità (25 giugno 2021)
Esercizi di logica. E immaginazione
Piazza Libertà, puntata del 13 giugno 2021 – condotto da Armando Manocchia Intervento di Lidia Sella, giornalista, scrittrice e poeta
Multinazionali,
Gotha della finanza, Massoneria, case regnanti e Chiesa post-Conciliare
hanno stretto un’alleanza di ferro per acquisire un sempre maggior
potere, a danno dei popoli.
Contro i pericoli insiti nel progetto mondialista, l’antropologa Ida Magli ci aveva già messi in guardia sin dal 2010, anno in cui la Bur pubblicò il suo illuminante saggio intitolato La Dittatura europea.
Fra i grandi burattinai che muovono i fili delle sorti umane,
figurano i vari Attali, Bezos, Elkann, Gates, Musk, Sassoon, Schwab,
Soros, Rothschild, Rockefeller, Warburg, Zuckerberg, etc. Costoro
posseggono immensi capitali, grazie ai quali si sono assicurati il
controllo dei mezzi di informazione, l’industria cinematografica, le
agenzie pubblicitarie… Così manipolano l’opinione pubblica, orientano il
consenso popolare, manovrano elezioni, allo scopo di costruire
governi-fantoccio, confezionati ad hoc per soddisfare i loro desiderata.
Benché
agiscano da furfanti, i signori delle banche, della guerra, del
petrolio, della farmaceutica amano autodefinirsi filantropi. Tiranni del
pensiero unico, si fingono paladini della democrazia, e se ne servono
invece come di un cavallo di Troia, per esercitare un liberismo sfrenato
e inasprire la sorveglianza sulla popolazione.
Questi
filibustieri cosmopoliti e pedo-satanisti si appoggiano a una rete di
organismi incaricati di dare piena e fedele esecuzione all’agenda
mondialista: Bilderberg, Trilateral, Aspen Institute, Gruppo
dei Trenta, Club di Roma, Banca Centrale, Fondo Monetario
Internazionale, Federal Reserve, ONU, NATO, OMS, FDA, EMA, CDC, AIFA,
Commissione Europea, Corte Internazionale dell’Aja e, dulcis in fondo,
World Economic Forum, per citarne solo alcuni.
Con
il ricorso a conflitti scellerati, attentati terroristici,
privatizzazioni selvagge, embarghi arbitrari, minacce, rappresaglie,
leggi inque, norme assurde, creazione di trust in paradisi fiscali e in
virtù di false emergenze sanitarie che si reggono su dati fasulli, paura
gonfiata ad arte, protocolli criminali e corruzione mirata, rapinano le
ricchezze dei singoli Stati e stabiliscono equilibri geo-politici a
loro convenienti.
Il Sars Cov 2 potrebbe essere una chimera, cioè un virus ingegnerizzato, costruito nel laboratorio di Whuan.
L’ipotesi, sostenuta fin da subito dal Nobel per la Medicina Luc
Montagniere, in sostanza è stata ora confermata anche dall’immunologo
statunitense Antony Fauci.
La Covid, a ogni modo, ha funzionato
da catalizzatore e da acceleratore per alcuni eventi dalla portata
storica, tutti in linea con gli interessi delle élite globaliste e con i
traguardi da esse perseguiti.
Ne citiamo cinque:
I) Il Nuovo Ordine Mondiale è infine diventato una realtà. Nel
2020 le Costituzioni di oltre un centinaio di Paesi sono cadute in
sincrono, come tanti birilli. Nello stesso momento, con le medesime
modalità, e da oltre un anno, miliardi di persone sono state poste agli
arresti domiciliari, hanno subito misure da Stato di polizia: multe,
TSO, divieto di circolare, libertà negate, diritti calpestati,
repressione, censura, Parlamenti esautorati.
II) Lo
stato di emergenza ha paralizzato le attività lavorative e bersagliato
le piccole e medie imprese, favorendo i colossi di Wall Street. Nel
primo trimestre ‘21, l’utile de “i magnifici 6” – Apple, Amazon,
Facebook, Google, Microsoft e Netflix – rispetto allo stesso periodo del
2020, è più che raddoppiato, con un balzo da 36,99 a 76,3 miliardi di
dollari. Per non parlare dei guadagni da capogiro conseguiti da
Big-Pharma.
III) Con il Recovery Found, i giovani europei sono stati schiacciati sotto il macigno di un debito mostruoso, che non potrà essere ripagato prima del 2050 e presumibilmente, per l’incremento dei tassi di interesse, sarà anzi destinato a ingrossarsi nel tempo o forse a diventare perpetuo.
IV) Mentre la popolazione mondiale era confinata nelle proprie case, ovunque si è registrata un’impennata nell’installazione di antenne 5G. E
il lancio in orbita di satelliti Starlink della SpaceX di Elon Musk,
per estendere l’Internet globale anche alle aree più remote del pianeta,
procede a pieno ritmo. Al momento la flotta conta 1.500 unità. Ma è
stata ottenuta l’autorizzazione a rendere operativi altri 12.000
dispositivi. La sorveglianza sulla popolazione mondiale diventerà così
più omogenea e capillare.
V) Sono state approntate le condizioni per introdurre una “nuova normalità”. Con il Great Reset, cui a Davos nel gennaio ‘21 è stato dedicato l’incontro annuale fra i potenti della Terra, si è sferrato
l’attacco finale all’architettura sociale dell’Occidente. Nel mirino,
le identità, la cultura, la lingua, la logica. E, soprattutto,
l’infanzia. L’isolamento sociale planetario coatto sembra preludere a un
inquietante processo di mutazione antropologica. La quarta rivoluzione
industriale, entrata di prepotenza nella storia, ne ha già modificato il
corso. Si prevede che la digitalizzazione porterà alla perdita di 800
milioni di posti di lavoro. Altro che aiuti alle attività sofferenti: le più recenti linee-guida fissate dal Gruppo dei Trenta parlano piuttosto di
“distruzione creativa”, un piano spietato, diretto a spazzare via le
“aziende zombie”, in tal modo i cinici e bari decisori globali
definiscono bar, ristoranti, palestre, negozi, locali di
intrattenimento, operatori del turismo e dello spettacolo, come spiega
Pietro Ratto nel suo recente studio dedicato alle Lobby. L’umanità verrà
traghettata, suo malgrado, verso la china della depopolazione e della
decrescita felice. Scuola e lavoro si svolgeranno perlopiù a distanza. Le automobili viaggeranno senza conducente. Il medico di famiglia lascerà il posto alla tele-medicina. Tante professioni spariranno, sostituite da efficienti sistemi informatici. O verranno affidate a intelligenze artificiali.
Ma
l’umanità dovrà fare i conti anche con realtà mefistofeliche come
l’editing del DNA, la bio-ingegneria, la cibernetica, la
robotizzazione, le nanotecnologie. E dovrà cimentarsi con scenari
distopici quali il transumanesimo, gli embrioni sintetici da staminali,
la vita generata dai metalli, i chip impiantabili nella corteccia
cerebrale, il controllo di neuroni da remoto. Non si tratta di fantascienza ma di soluzioni cui la scienza, asservita ai poteri forti, lavora da decenni. L’essere umano, come noi lo conosciamo, sarà insomma esposto al rischio estinzione.
Morta
la giustizia, corrotta la magistratura, disattesi i Trattati
Internazionali, per educare i sudditi all’obbedienza oggi intanto si è
spianata la strada ai trattamenti sanitari obbligatori e alle terapie
sperimentali. In un quadro di questo genere, non c’è dunque da stupirsi se la correlazione fra reazioni avverse o decessi da sieri genici viene puntualmente negata, minimizzata, sottaciuta.
Non c’è da stupirsi se il sito europeo Eudra Vigilance per la farmacovigilanza sugli effetti indesiderati dei cosiddetti vaccini risulta di difficile accesso, farraginoso, poco trasparente. Non c’è da stupirsi se le case farmaceutiche non si assumono responsabilità per i cocktail micidiali che ci iniettano in vena. Non c’è da stupirsi se le
vaccinazioni sono gestite dall’esercito e le analisi dei vaccini da
parte di laboratori di ricerca indipendenti sono impedite.
I buoi al macello vanno tenuti nell’ignoranza. E nel terrore. Se
per caso qualcuno osa dissentire protestare ribellarsi, allora c’è
sempre la macchina del fango, la gogna mediatica, la riprovazione
sociale, gli algoritmi a bannare la contro-informazione. Ammazzare il pensiero critico è una priorità. Perché il peggio, purtroppo, deve ancora venire.
Per
capire che cosa ci aspetta nel medio termine, non serve però la sfera
di cristallo. È sufficiente osservare quanto accade ora in Cile, dove il
75% degli abitanti ha già ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid e
il 58% anche la seconda, eppure si è già tornati all’incubo del
confinamento in “zona rossa”. I vaccini infatti, ormai è dimostrato, non
solo non prevengono il contagio ma anzi lo diffondono. Con l’aggravante
delle varianti. Del resto la
Presidente della Commissione Europea Ursula Von del Leyen ci ha
avvertiti: “L’Europa si prepari a un’Era delle Pandemie.” I nostri
aguzzini, talvolta, si mostrano compassionevoli: se non altro si
prendono la briga di comunicarci il martirio orchestrato per noi.
Lidia Sella
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2021/06/16/piazza-liberta-intervento-di-lidia-sella/
Pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org
https://comedonchisciotte.org/esercizi-di-logica-e-immaginazione/
Il nostro regime arcobaleno
Una
riflessione di R.R. Reno, editore di The First Thing, sul nuovo regime
che viene sempre più imposto ai cittadini, considerati masse, dalle
élite globaliste. L’articolo è apparso su First Thing, e ve la propongo nella mia traduzione.
La
bandiera arcobaleno ha assunto un significato speciale nel nostro
regime. È la bandiera delle nostre élite globaliste, che simboleggia la
“diversità e l’inclusione”, principi che considerano come la fonte del
loro diritto di governare.
“Regime”
è un termine tecnico in filosofia politica. Si riferisce alla fonte
dell’autorità politica. Un regime definisce le questioni essenziali su
cui “siamo tutti d’accordo”. Questo accordo stabilisce i confini della
legittima contestazione politica, e tratta come traditori, ribelli e
rivoluzionari coloro che lo superano e lo trasgrediscono.
Il
regime dell’America è stato a lungo quello di una repubblica
costituzionale. Noi litighiamo, ci mettiamo insieme e, in alcuni casi,
protestiamo. I politici sfruttano le procedure per trarne vantaggio. Le
elezioni sono contestate. E tutto questo dovrebbe funzionare sotto i
limiti imposti dal nostro stato di diritto. Ma il nostro regime è sempre
qualcosa che va oltre le disposizioni costituzionali. Riguarda anche
ciò che conta come un’opinione legittima nella vita pubblica, e ciò che è
al di là della legge. In questo campo abbiamo subito un cambiamento di
regime.
In
Return of the Strong Gods, sostengo che dopo il 1945 ha preso piede un
potente consenso che ha valorizzato le virtù della società aperta.
Parlando dopo la fine della guerra fredda, il presidente George H. W.
Bush ha riassunto questo consenso quando ha lodato “le frontiere aperte,
il commercio aperto e, più importante di tutto, le menti aperte”.
Col
tempo, questo consenso è arrivato a definire il nostro regime.
Affermava che la diversità e l’inclusione non erano termini di un
partito politico. Piuttosto, erano “valori americani”. Il presidente
Obama ha perfezionato l’arte di equiparare la sua agenda politica al
regime. Ha controbattuto ai suoi avversari affermando: “Noi non siamo
così”, il che significava che i suoi critici erano inaccettabili. Quando
il matrimonio gay è stato considerato un diritto costituzionale, ha
illuminato la Casa Bianca con i colori dell’arcobaleno, sicuro che stava
affermando “l’America” piuttosto che affermare una posizione di parte.
La
bandiera arcobaleno era inevitabile, forse. Dopo l’11 settembre, Katha
Pollitt scrisse un pezzo per The Nation in cui lamentava tutte le
bandiere americane che erano improvvisamente ovunque. Si sentiva persa.
“Non ci sono rappresentazioni simboliche in questo momento per le cose
di cui il mondo ha davvero bisogno – uguaglianza e giustizia e umanità e
solidarietà e intelligenza”. Desiderava un simbolo forte di “giustizia
sociale, diritti delle donne, democrazia, libertà civili e laicità”.
Perché le femministe, gli attivisti per i diritti dei gay e i
sostenitori di una società più inclusiva e affermativa non potevano
avere una bandiera?
I
desideri di Pollitt sono stati esauditi. Come documenta Darel Paul in
From Tolerance to Equality, i diritti dei gay sono diventati il punto
focale dell’agenda della diversità promossa dalle élite americane, ed è
per questo che il suo simbolo è la bandiera arcobaleno. Anche se
l’arcobaleno era originariamente destinato ad evocare l’ideale di Jesse
Jackson di una “coalizione arcobaleno” di gruppi esclusi, la bandiera è
più spesso chiamata “bandiera dell’orgoglio”. Segnala la liberazione dei
gay, i primi tra gli uguali nella coalizione arcobaleno.
Questa
priorità non è casuale. I diritti dei gay si adattano perfettamente
agli obiettivi di società aperta delle nostre élite. Gli uomini che si
baciano abbattono le barriere – una meravigliosa immagine delle nostre
élite che aspirano a rimuovere gli ostacoli al commercio e agli scambi.
Le drag queen offuscano i confini – una meravigliosa evocazione del
sogno globalista di un mondo senza confini.
Gli
omosessuali, specialmente gli uomini gay, sono anche associati alla
scrupolosa cura di sé e al consumo glamour. Sono stati i pionieri della
norma della classe medio-alta dell’adolescenza prolungata, la
spensierata vita da single che si estende per decenni. La vita gay
realizza anche i sogni di molte femministe: successo professionale e
realizzazione di sé senza gli oneri della fertilità.
Quindi
non è sorprendente che le nostre élite abbiano abbracciato la bandiera
arcobaleno. Sventola sulle nostre università ed è presente nelle vetrine
delle società globali. Hollywood, Silicon Valley e Wall Street – i
motori della globalizzazione e della rottura dei confini – sventolano la
bandiera dell’orgoglio.
La
bandiera arcobaleno rappresenta il regime che le nostre élite
globalizzate intendono sostenere. Come regime, tratta il dissenso come
illegittimo. Coloro che si oppongono alla bandiera arcobaleno e a ciò
che rappresenta non sono concittadini preoccupati che la società non
possa funzionare senza chiari marcatori sociali delle differenze tra
uomini e donne. Sono “odiatori” e “bigotti”.
Alla
fine di giugno, Germania e Ungheria si stavano preparando per una
partita del campionato europeo di calcio a Monaco. Il consiglio comunale
ha proposto di illuminare lo stadio con i colori dell’arcobaleno.
L’Ungheria ha respinto l’idea. Il ministro degli Esteri ungherese Péter
Szijjártó ha notato: “È estremamente dannoso e pericoloso mescolare
sport e politica”.
L’obiezione
ungherese ha evocato la protesta delle élite europee. Vera Jorová, la
politica ceca che è vicepresidente dell’UE, ha insistito: “L’arcobaleno
non è offensivo”. Il portavoce del governo tedesco Steffen Siebert ha
dichiarato che la bandiera arcobaleno “rappresenta come vogliamo vivere –
con rispetto per l’altro e senza discriminazione”.
“Non
è offensiva”. “Come vogliamo vivere”. “Chi siamo”. Queste affermazioni
determinano ciò che è e non è legittimo contestare. Questa è la funzione
principale di un regime. E la bandiera arcobaleno, a differenza delle
bandiere tedesca o ungherese, rappresenta il regime globalista,
libertario, della società aperta.
L’America
ha generato il consenso della società aperta, che nel tempo si è
evoluto nel regime di frontiera aperta, di commercio aperto, di
diversità e di inclusione che ora ci viene imposto come così ovvio e non
controverso da essere obbligatorio. Il nostro paese ha inventato la
bandiera arcobaleno e le nostre ambasciate la esportano in tutto il
mondo. Ma il populismo offre il giusto per rafforzare piuttosto che
indebolire. Sfida l’egemonia delle nostre élite globalizzate e il regime
che insistono a determinare la vita pubblica. Prevedo che sta arrivando
il momento, forse presto, in cui le nostre élite sopprimeranno la
bandiera americana e sventoleranno tanto più insistentemente il
surrogato arcobaleno.
Di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/il-nostro-regime-arcobaleno/