Filosofia - Teologia della libertà
19 giugno 2021

“Tutto ciò che appartiene alla vita spirituale è un mistero”

Teologia della Libertà

Parte 6


La Chiesa mistero della storia

“Tutto ciò che appartiene alla vita spirituale è un mistero”1.


In questi momenti di grande travaglio spirituale, è opportuno ribadire che solo la Chiesa militante rappresenta l’Arca di Noé che può salvare i fedeli dal diluvio di errori e orrori che attanagliano il mondo senza Dio in cui viviamo. È importantissimo quindi non perdersi d’animo e confidare nella missione divina che Gesù ha affidato all’unica vera Chiesa. “Il discorso sulla Chiesa col mondo è cominciato con Cristo – la Chiesa è nata dal suo Cuore – e, prima, con Dio stesso che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza: Cristo l’ha fondata su Pietro e Dio l’ha fondata sulla libertà. Nessun termine è più suggestivo e drammatico per l’uomo di questo della libertà: Hegel lo considerava il più originale e rivoluzionario della storia umana – è proprio del cristianesimo poiché nel suo senso universale e radicale era sconosciuto ai greci e ai romani che tutto risolvevano in politica – esso è venuto col messaggio cristiano dell’universale comunione e fratellanza umana in Dio con Cristo. E questo è appunto la Chiesa, nel suo aspetto dinamico e nel suo fascino esistenziale”2.

Ma vediamo come, secondo Fabro, la sfera della libertà si articola nelle varie fasi temporali ed esistenziali della vita e in che modo fonda la nostra dignità di esseri pensanti.

Per Fabro la storia del genere umano va intesa prima di tutto come la realizzazione di un piano divino: “una provvidenza che va intesa nel senso più intensamente drammatico, come la ‘sollecitazione’ sempre presente di Dio all’uomo così che a sua volta è Dio che chiede all’uomo e da lui attende la risposta, come da essere libero e consapevole. La storia come ‘libertà in atto’ che si svolge nel tempo3. La fine della storia, il voler vivere in un infinito presente, annullando la Tradizione del passato e non pensando a ciò che le nostre azioni possono comportare in un futuro, indica proprio questo: negare il piano divino della provvidenza che implica la volontà libera dell’uomo.

All’interno di questo piano divino della salvezza, un ruolo fondamentale è assunto dalla Chiesa che è “il ‘mistero della storia’ per eccellenza: con la Rivelazione infatti Dio entra a far parte della storia umana, s’inserisce in essa, e l’uomo entra nell’economia divina e s’inserisce nella sua vita. Grazie alla Chiesa la storia umana assume un senso nuovo e nuove dimensioni, in quanto diventa ‘storia sacra’. In essa ha rilievo decisivo il presente della decisione della fede e della grazia, ma non l’hanno meno il passato della promessa e della preparazione ed il futuro del compimento e della salvezza. Il mistero della Chiesa è quindi soprattutto un mistero di libertà in Dio nel dispiegamento della storia lungo l’arco dei secoli”.

“È stato il peccato dell’uomo”, il peccato originale, “ad attirare Dio nella storia. La Chiesa è infatti l’organismo di salvezza offerta all’uomo dopo la sua caduta. Il pensiero fondamentale del Cristianesimo è che la storia è opera di libertà e di Provvidenza nel loro intreccio e mistero che si esprime in tre momenti: la creazione, del mondo e dell’uomo con la caduta, l’Incarnazione del Verbo per salvare dalle insidie del diavolo e dalle lusinghe della concupiscenza l’uomo caduto, il giudizio finale di Cristo sull’umanità. Il primo e il terzo momento ‘contengono’ la storia, mentre il secondo propriamente la costituisce mediante il suo sviluppo che si può indicare in tre tappe: la preparazione nel Vecchio Testamento con la ‘storia’ del popolo ebraico; la realizzazione nel Nuovo Testamento con la venuta di Cristo, Salvatore di tutto il genere umano; la esecuzione del ‘regno di Dio’, annunziato e fondato da Cristo, attuato prima da parte degli Apostoli e poi della Chiesa nei secoli fino alla fine del mondo”.

“Per il Nuovo Testamento la situazione dell’umanità nel tempo – la ‘situazione nelle storia’ – è inequivocabile:

  1. L’uomo è una razza decaduta (paradiso terrestre e peccato originale), perciò ha da salvarsi.

  2. Gesù Cristo, il Verbo divino incarnato, è l’unico Salvatore del mondo.

  3. La Chiesa, fondata da Gesù Cristo, è l’unico ‘Regno di Dio’ che si viene attuando sulla terra4.

  4. Il compimento del Regno di Dio avverrà alla fine dei tempi.

La storia dell’umanità, quindi, è la storia del Regno di Dio sulla terra: in senso positivo come storia del suo diffondersi nel mondo (le missioni), in senso negativo come storia delle opposizioni che esso incontra al di fuori (le persecuzioni) e al di dentro (scismi ed eresie). Persecuzioni, scismi ed eresie costituiscono la resistenza attiva che la libertà umana oppone lungo i secoli – contro i profeti, contro Cristo e gli Apostoli, contro la Chiesa fino alla fine del mondo – per impedire l’attuazione del Regno di Dio. Tuttavia il piano di Dio riposa sulla sua onnipotenza e non può essere frustrato”5.

“Nella teologia maggiore della lotta contro le eresie fino al Vaticano II, la Chiesa si erge come una rocca ed un castello, posto sul monte del tempo e della storia, possente delle quattro torri che sono l’unità, la santità, la cattolicità, l’apostolicità: le note in cui si manifestano l’indivisione della fede, il fervore della carità, l’apertura al mondo e la fedeltà alle origini”6. Com’è scritto in un testo greco del II secolo, la scelta di libertà dirimente per la nostra vita è questa: “Se faremo la volontà di Dio padre nostro saremo di quella prima Chiesa spirituale ch’è stata creata prima del sole e della luna; se invece non faremo la volontà di Dio saremo, come dice la Scrittura, ‘una spelonca di briganti’ (Mt. 21,13). Preferiamo pertanto di essere della Chiesa della vita, per giungere a salvezza”7.


(Continua)


ANDREA COLOMBO


1 Libro dell’esistenza..., cit., Af. 716, p. 129

2 Meditazione sulla Chiesa, EM 2, 1976

3 La Chiesa “mysterium unionis”, EM 3, 1965

4 Tale certezza è stata irrimediabilmente compromessa dalla teologia progressista: “Sembra quasi in qualche momento della teologia post-conciliare che Dio e Satana, la Chiesa e il mondo..., si siano scambiate le parti o piuttosto che Dio e la Chiesa abbiano lasciato libero il passo al diavolo e al mondo. Osserviamo infatti che il dogma è illanguidito nelle sue formule antiche, testimoniate dal sangue dei martiri, e non pochi principi della morale, che ha fatto i santi, contestati. Invece della conversione del mondo, la conversione al mondo. Invece della rinnovata fedeltà alla Chiesa e al suo infallibile magistero la corsa alle novità confuse e sfuggenti della cultura del secolo”. Meditazione sulla Chiesa, cit. Sgomento per la svolta antropologica della teologia postconciliare, Fabro si chiede: “Se la teologia perde il suo pudore sacrale per sguazzare nelle vie di Babilonia, a chi potrà l’uomo chiedere il lume e il conforto della speranza? Quando tornerà la teologia ad essere la sacra doctrina, la dottrina sacra del sacro che ci salva come luce essenziale?”. Ormai la Chiesa “non si propone più di trasformare il mondo e di sollevarlo verso la Croce di Cristo e la luce della grazia”, ma assume l’inquietante “compito di calarsi nel mondo e operare per gli ideali economici e politici del mondo con le forze stesse del mondo muovendo nel suo orizzonte di laicismo esistenziale”, L’avventura della teologia progressista, cit., p.88s. La situazione odierna della Chiesa visibile nei suoi vertici e nella stragrande maggioranza dei suoi pastori, dopo oltre 40 anni di devastanti aggiornamenti, appare talmente disperata che conviene pregare con S. Caterina da Siena: “Confesso, Dio eterno, che la potenza tua è potente e forte a liberare la Chiesa e il popolo tuo, a trarlo dalle mani del demonio”, consapevoli che “le porte dell’inferno non prevarranno” (Mt. 16,18) e tuttavia consci del monito di Gesù, riferito al suo sempre più piccolo drappello fedele al Suo Corpo Mistico in questa Valle di Lacrime: “Quando il Figliuol dell’uomo verrà, troverà ancora fede sulla terra?” (Lc. 18,8)

5 Il mistero della Chiesa, EM 4, 1965

6 Meditazione sulla Chiesa, cit.

7 Clementis Ro., 2° Epist. ad Cor., XIV, 1








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