Quando ho ricevuto il libro di Danilo Quinto “Il disegno del
diavolo”, sottotitolato “Il virus e l’uomo che vuole fare a
meno di Dio” (Controvento, Recanati 2020), ho pensato: finalmente
qualcuno che si rende conto che tutta la diatriba sulla pandemia,
sulle restrizioni delle libertà personali, sul Grande Reset che ha
conquistato le coscienze a livello planetario, è una questione
puramente spirituale. Quinto infatti, essendo passato attraverso una
lunga militanza nel Partito Radicale, ed essendosi convertito al
Cattolicesimo in età adulta, sa cosa si cela dietro il disegno che
da un anno a questa parte ha completamente mutato lo scenario
mondiale. Parafrasando G.K. Chesterton, si potrebbe ben dire che
l’uomo, non credendo più nell’unico vero Dio, si lascia
abbindolare da qualsiasi cosa, dal valore salvifico di terapie
geniche sperimentali spacciate per vaccini alle mascherine, simbolo
per eccellenza di sottomissione alla dittatura Covid, “dispositivi
di protezione” la cui efficacia è tutta da dimostrare. Il libro di
Quinto si ferma al novembre del 2020, ed è stato in gran parte
scalzato dagli eventi che si susseguono con un ritmo vertiginoso e
che vanno verso una spietata tirannide che non lascia scampo e spazi
di libertà e dissenso possibile, poco importa se a rappresentarla
sia un oscuro avvocato di provincia o un rinomato banchiere con
importanti relazioni internazionali. Tutti i partiti si sono
dimostrati completamente supini verso i dettami dell’aberrante
“nuova normalità” che viene imposta ai cittadini, dal canto loro
ben felici di sottostare alle regole più folli, anzi diventati
spesso sentinelle del nuovo sistema, secondo schemi che richiamano i
tempi bui della Stasi comunista. La chiesa bergogliana, dopo la
scandalosa serrata dei sacramenti e delle liturgie durante il primo
lockdown (fatto mai avvenuto nella storia), si è assestata come la
“garante morale” del Gran Reset, implementando all’interno dei
loro edifici di culto tutte quelle regole e regolette che Stati e
comitati scientifici impongono manu militari. E tale atteggiamento
non riguarda solo i vertici ecclesiastici, ma a cascata tutti i suoi
esponenti e fedeli, salvo rarissime eccezioni. Di fronte a uno
scenario tanto disperante e apparentemente senza via d’uscita,
Quinto molto giustamente scrive che “solo un intervento
soprannaturale potrà impedire” che il piano degli “uomini
malvagi governati dalle potenze delle tenebre si compia.
L’accelerazione della loro opera di distruttività di tutto ciò
che ancora di bene s’intravvede, sarà sempre più rapida e
incalzante. Travolgerà e inghiottirà tutto. Persone e cose” (p.
203). E così è stato.
Al centro del discorso vi è
ovviamente la libertà. Elemento essenziale della dignità umana,
fondamento della Fede Cattolica che, unica fra le religioni, annuncia
che solo “la verità vi renderà liberi” (Gio. 8,32), proprio la
libertà è stata barbaramente calpestata (essendo negata la Verità
ndr) in questi
mesi e viene da chiedersi perché non sia scattata una ribellione di
massa su vasta scala, capace di fermare il delirio dittatoriale dei
governanti di mezzo mondo. Scrive Quinto: “Oggi, la plebe non
combatte. Non vuole esercitare alcun diritto. Non ha neppure la
consapevolezza di poterlo avere. Non ha nessuna coscienza di se
stessa. E’ stata privata e si è privata di tutto.
Innanzitutto della sua dignità. Ha accettato questa
privazione senza reagire. (...). La plebe non si ribella.
S’inchina. Si prostra servizievole” (p. 240, corsivi miei).
Già alla fine degli anni Venti del secolo scorso, il grande
scrittore e pittore britannico Wyndham Lewis, aveva sottolineato come
la “gente”, “il popolo” non vuole la libertà, evita il
pesante fardello della responsabilità personale, si aggrega
volentieri sotto la bandiera del tiranno del momento. Ieri erano
Mussolini, Hitler, Stalin. Oggi sono gli impersonali “comitati
scientifici”, meri esecutori dei piani della globalista
Organizzazione Mondiale della Sanità. D’altronde la libertà esige
un difficile allenamento della volontà. Il cristiano lo sa. L’ateo
no: si sottopone volentieri allo spirito servile di questo mondo.
Ma come siamo arrivati a questo
punto? A mio avviso, se l’esito del dramma che stiamo vivendo è
ben descritto da Quinto, con pagine di fuoco degne di un polemista
cristiano dei tempi antichi, la diagnosi abbisogna di un
approfondimento, soprattutto sulle cause che hanno portato al
compimento dell’attuale Grande Reset. Nella lunga introduzione,
Quinto sembra, con nostalgia, rievocare i “bei tempi che furono”,
gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso e si può capire. È spesso
uno scherzo dell’età idealizzare il periodo della propria
gioventù, senza forse rendersi conto che è proprio “grazie” (si
fa per dire) ai politici, attori, scrittori, cantanti di quella
generazione che l’Italia è diventata un Paese quasi integralmente
ateo. Quinto cita come esempi positivi, tra i tanti, il pederasta
comunista Pasolini (“scomunicato” dal PCI non perché avesse
rinnegato il marxismo, ma perché indegno moralmente), Alberto Sordi
il quale coi suoi film ha fornito dell’Italiano un’immagine
macchiettistica di scettico menefreghista, scroccone e infido (di cui
il volgare e dozzinale Checco Zalone è il “degno” erede), il
“comunista col Rolex” (mi si perdoni la citazione di una canzone
del rapper J-Ax) Fabrizio De André... Quinto cita anche i grandi
teologi Antonio Livi, Mons. Landucci e Mons. Gherardini. Ecco,
sarebbe stato meglio, a mio avviso, riferirsi a questi luminari del
pensiero cattolico, piuttosto che ai cattivi maestri che hanno
plasmato la società atea in cui viviamo.
Che fare
dunque? Come deve comportarsi il Cattolico fedele al Credo e al
Magistero di sempre? Una cosa è certa: inutile riferirsi agli
esponenti della chiesa bergogliana che sono i primi, come non si
stanca di dire Mons. Viganò, a sponsorizzare la tirannide del Grande
Reset. La chiesa bergogliana non è la Chiesa Cattolica. È un’altra
cosa, un’altra religione che si veste ancora dei panni e di alcune
parole (svuotate di ogni significato) della vera fede, per portare
avanti, come ha ben visto anche Quinto, una spiritualità
“umanistica”. Pone l’Uomo sull’altare al posto di Dio, ma si
sa che quando togliamo Dio dall’orizzonte, lo stesso uomo si
autodistrugge, come vediamo sin troppo bene in questi tempi. Diamo
atto a Bergoglio di aver fatto piazza pulita di quelle ambiguità
che, con il Concilio Vaticano II, Paolo VI, Wojtyla, Ratzinger,
potevano ancora far dubitare alcune anime in buona fede sul nuovo
corso della “chiesa”. Altrettanto inutile, anzi pericoloso,
appellarsi allo Stato o ai politici, con richieste che nulla hanno a
che fare con il progetto che le Istituzioni italiane portano avanti
ormai da oltre un secolo. Dalle leggi eccezionali mussoliniane che
hanno violentato lo Statuto Albertino introducendo uno statalismo
assoluto di stampo idealista (il “tutto nello Stato, nulla contro
lo Stato” di gentiliana memoria), alla Costituzione cattocomunista
del 1948 giù fino agli attuali DPCM, il percorso è chiaro e
coerente verso l’annullamento di ogni libertà personale e dei
corpi intermedi, di cui TUTTI i partiti, nessuno escluso, sono
complici.
L’ideale sarebbe, nei limiti delle
nostre possibilità, uscire dal sistema, costituire comunità
autarchiche autosufficienti, per salvare le nostre famiglie dalla
morsa mortale di questo Stato ateo, abortista e assassino. Ma non è
facile. In Italia non vige l’istituto statunitense dell’Home
Schooling. La tradizione italiana dal secondo dopoguerra impedisce, e
di fatto rende quasi impossibile, che alcuni spiriti liberi possano
organizzarsi e gestirsi autonomamente, al di fuori del controllo
statale. E allora, per il momento, basterebbe cercare di ridurre al
minimo necessario i contatti con le istituzioni pubbliche che ci
opprimono, boicottare i media che hanno fatto propria la tattica
leninista (“La menzogna è la nostra arma più forte”),
privilegiare i contatti personali a quelli virtuali, condurre una
vita sana e vigile in attesa di tempi migliori. Sarebbe bello cercare
di vivere come se tutte le assurdità che ci umiliano (zone gialle,
arancioni e rosse, pass vaccinali, tamponi obbligatori e quant’altro)
non esistessero. Ma purtroppo quello che stiamo vivendo da più di un
anno a questa parte non è un brutto sogno: è la dura realtà. Non
perdiamo però il coraggio di affrontare la “buona battaglia”. E
per salvare la nostra anima, e non cadere nella trappola del “disegno
del diavolo”, rivolgiamoci alla guida spirituale di sacerdoti
cattolici non compromessi con la chiesa bergogliana. Nella salda
speranza che “le porte dell’inferno non prevarranno”, nella
certezza che Gesù tornerà “per giudicare i vivi e i morti”.
Milano 8 Maggio 2021
Andrea Colombo
Giornalista e scrittore