Grande Reset
27 aprile 2021

Venti generali generali hanno scritto a Macron…

Venti generali generali hanno scritto a Macron...


Movimenti tellurici sotterranei, vengono alla superficie, sia negli USA che in Europa. ---

L'oligarchia mondialista decisa a epurare drasticamente forze armate e polizia, Vedi operazione originata dall'amministrazione Obama, bloccata e rovesciata dall'amministrazione Trump, e quindi ripresa con furia dagli attuali occupanti della Casa Bianca.

Ma un numero crescente di ufficiali in divisa rifiutano di prendere le armi contro il proprio popolo (vedi processo simile che avvenne prima dei giochetti oligarchici degli anni Venti e Trenta). Rifiutano di farsi complici del Grande Reset.



https://www.maurizioblondet.

Venti generali generali hanno scritto a Macron…

Maurizio Blondet

Sul settimanale francese Valeurs actuelles – la più importante rivista della destra è apparsa la lettera-appello che venti Generali francesi hanno scritto al Presidente della Repubblica Macron, ai ministri e ai parlamentari.
La lettera dei Generali è stata sottoscritta anche da un centinaio di alti ufficiali e da un migliaio di militari:

Signor Presidente,
Signore e signori del governo,
Signore e signori parlamentari,

L’ora è seria, la Francia è in pericolo , diversi pericoli mortali la minacciano. Noi che, anche in pensione, rimaniamo soldati di Francia, non possiamo, nelle attuali circostanze, restare indifferenti alle sorti del nostro bel Paese.

Le nostre bandiere tricolori non sono solo un pezzo di stoffa, ma simboleggiano la tradizione, attraverso i secoli, di coloro che, indipendentemente dal colore della pelle o dal credo, hanno servito la Francia e dato la vita per lei. Su queste bandiere, troviamo le parole “Onore e Patria” in lettere d’oro. Ora, il nostro onore oggi sta nel denunciare la disintegrazione che sta colpendo il nostro paese.

Disintegrazione che, attraverso un certo antirazzismo, ha un solo obiettivo: creare sul nostro suolo un malessere, persino l’odio tra le comunità. Oggi, alcuni parlano di razzismo, indigenismo e teorie decoloniali, ma attraverso questi termini è la guerra razziale che questi odiosi e fanatici sostenitori vogliono. Disprezzano il nostro paese, le sue tradizioni, la sua cultura, e vogliono vederlo dissolversi strappando il suo passato e la sua storia. Così attaccano, per mezzo di statue, le vecchie glorie militari e civili analizzando parole secolari.

– Si tratta di una disintegrazione che, con l’islamismo e le orde suburbane, sta portando al distacco di molte parti della nazione, trasformandole in territori soggetti a dogmi contrari alla nostra costituzione. Tuttavia, ogni francese, qualunque sia la sua fede o non fede, è di casa ovunque in Francia; non può e non deve esistere nessuna città o quartiere in cui le leggi della Repubblica non siano applicabili.

– Disintegrazione, perché l’odio prevale sulla fraternità durante le manifestazioni in cui il potere usa le forze dell’ordine come agenti per procura e capri espiatori di fronte ai francesi in gilet gialli che esprimono la loro disperazione. Questo mentre individui infiltrati e incappucciati saccheggiano i negozi e minacciano queste stesse forze dell’ordine. Eppure, questi ultimi non fanno che applicare le direttive, a volte contraddittorie, date da voi, governanti.

I pericoli aumentano, la violenza aumenta di giorno in giorno. Chi avrebbe previsto dieci anni fa che, un giorno, un insegnante sarebbe stato decapitato fuori dalla sua scuola? Ora, noi, i servitori della Nazione, che siamo sempre stati pronti a mettere la nostra pelle alla prova – come richiedeva il nostro status militare – non possiamo essere spettatori passivi di tali azioni.

Quindi, chi guida il nostro paese deve imperativamente trovare il coraggio necessario per sradicare questi pericoli. Per questo, spesso è sufficiente applicare senza debolezze le leggi che già esistono. Non dimenticate che, come noi, la grande maggioranza dei nostri concittadini è stufa dei vostri vacillanti e colpevoli silenzi.

Come disse il cardinale Mercier, primate del Belgio: “Quando la prudenza è ovunque, il coraggio non è da nessuna parte.” Quindi, signore e signori, basta procrastinare, l’ora è seria, il lavoro è colossale; non perdete tempo e sappiate che siamo pronti a sostenere le politiche che prenderanno in considerazione la salvaguardia della nazione.

D’altra parte, se non si fa nulla, il lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società, causando alla fine un’esplosione e l’intervento dei nostri commilitoni attivi in una pericolosa missione di protezione dei nostri valori di civiltà e di salvaguardia dei nostri compatrioti sul territorio nazionale.

Vediamo che non è più tempo di procrastinare, altrimenti domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente, e i morti, di cui sarete responsabili, si conteranno a migliaia.

I Generali firmatari

Generale di Corpo d’Armata (ER) Christian PIQUEMAL (Legione straniera),
Generale di Corpo d’Armata (2S) Gilles BARRIE (Fanteria),
Generale di divisione (2S) François GAUBERT ex governatore militare di Lille,
Generale di divisione (2S )) Emmanuel de RICHOUFFTZ (Fanteria),
Generale di divisione (2S) Michel JOSLIN DE NORAY (Truppe di marina),
Generale di brigata (2S) André COUSTOU (Fanteria),
Generale di brigata (2S) Philippe DESROUSSEAUX de MEDRANO (Treno),
Generale di brigata aerea (2S) Antoine MARTINEZ (Areonautica ),
Generale di brigata aerea (2S) Daniel GROSMAIRE (Aereonautica),
Generale di brigata (2S) Robert JEANNEROD (Cavalleria),
Generale di brigata (2S) Pierre Dominique AIGUEPERSE (Fanteria),
Generale di brigata (2S ) Roland DUBOIS (Trasmissioni),
Generale di brigata (2S) Dominique DELAWARDE (Fanteria),
Generale di brigata (2S) Jean Claude GROLIER (Artiglieria),
Generale di brigata (2S) Norbert de CACQUERAY (Direzione generale degli armamenti),
Generale di brigata (2S) Roger PRIGEN T (ALAT),
Generale di brigata (2S) Alfred LEBRETON (CAT),
Medico generale (2S) Guy DURAND (Servizio sanitario dell’esercito),
Contrammiraglio (2S) Gérard BALASTRE (Marina).

Marine Le Pen  ha risposto ai firmatari: “Come cittadina e come politico, mi associo alle vostre  analisi e condivido il vostro dolore…Vi invito a unirvi alla nostra azione per prendere parte alla battaglia che si sta aprendo (…) che è soprattutto la battaglia per la Francia”

Il  panico  all’Eliseo è testimoniato dal fatto che tutti i media sono stati istruiti di ridicolizzare la lettera e far passare i  firmatari per dei pensionati   nostalgici ed  anti-islamisti  nazistoidi. E’ un fatto che la lettera sia stata pubblicata nell’anniversario esatto del Putsch di Algeri, 21-26 aprile  1961, quando un gruppo di generali tentarono l’estrema disobbedienza per mantenere l’Algeria alla Francia,  soprattutto per non abbandonare  alla vendetta  dei vincitori  i 500 mila soldati algerini  di nascita  che avevano combattuto ai loro ordini   la guerriglia e il terrorismo usato dagli indipendentisti.

 

L‘anniversario: 21 -26 aprile 1961


E  una settimana prima, sempre su Valeurs Actuels,     l’intellettuale politico  ed aristocratico  Philippe de Villiers, il cattolico vandeano, ha  scritto “Faccio appello all’insurrezione”   di fronte alla “pandemia usata come una occasione per il Gran Reset,  alla ideologia WOKE che cancella il passato grande e colto della Francia e dell’Europa..”L’Occidente non ha più  pensiero. Vive di psittacismo.La Francia di allinea  sulla Germania, la quale si allinea sugli Stati uniti. Le nostre elites globalizzate  vivono sul fuso orario americano, sono risucchiate negli stessi esercizi terminali… dove “Big Pharma, Big Data, Big Finance si riuniscono senza mandato a New York nell’ottobre 2019 a simulare una pandemia di coronavirus ..”

Philippe de Villiers è dunque – che io sappia – il solo politico europeo che ha il coraggio di sapere dell’Event 201, e che ammetta di aver letto il saggio di Klaus Schwab , e di considerarlo “l’equivalente del Manifesto del Partito Comunista di Marx: il progetto di un nuovo paradigma, in piena pandemia”.
Orbene, Philippe de Villiers è fratello del generale Pierre De Villiers, già capo di stato maggiore delle armate congiunte, che Macron cacciò in modo umiliante dalla carica e che fu salutato dalla truppa con commoventi urrà! Il generale De Villiers è ritenuto un temibile candidato, se si presenta alle elezioni presidenziali del 2022.

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Così l’Armata ha salutato il generale De Villier, umiliato da Macron.

Maurizio Blondet

Umiliato pubblicamente da Macron  per la sua protesta (a porte chiuse) contro il taglio di 850 milioni alla Difesa, il  generale Pierre De Villiers, capo di Stato Maggiore, ha dato le dimissioni. Senza aspettare il colloquio con Macron, previsto il 21 luglio, dove sicuramente sarebbe stato dimissionato. “Ha lasciato passare il 14 luglio, e ha dato le dimissioni. Oggi la sua dignità è perfettamente preservata”, ha detto il contrammiraglio Claude Gaucherand.

Ecco come, nella sede dello Stato Maggiore generale, i rappresentanti delle tre armi hanno salutato il loro generale. Una “guardia d’onore” spontanea. Un saluto commovente e – preccupante per Macron Le Petit.


Un applauso corale, lunghissimo, insistito, di tutti i rappresentanti delle tre armi, e dei funzionari.  Una sola parola: “Grazie”, Merci.

De Villier  (un vandeano)  è popolarissimo fra i suoi soldati, che l’hanno visto spesso sul terreno accanto a loro nelle operazioni africane. Ma da tempo voci  di malcontento  verso i  politici si alzano dagli alti gradi  dell’Armée.   Il marzo dell’anno scorso,   è stato messo in pensione il generale Christian  Piquemal, capo della Legione Straniera, per aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata  contro gli immigrati, in cui aveva criticato il  “porcaio di Calais”, ossia il modo in cui il governo aveva lasciato crescere l’accampamento di  clandestini che a Calais si sono ammassati per mesi nel luridume e nella violenza, impunemente,  compiendo atti illegali per saltare su un TIR e arrivare in Gran Bretagna.  Tre generali avevano appena scritto ad Hollande una lettera  in cui si chiedeva al presidente della République di assumere  “la sua responsabilità” davanti a “questa zona di non-diritto che è diventata Calais”: non potete sottrarvi al vostro dovere”.  Rimasta senza risposta, la lettera era divenuta una lettera aperta, pubblicata sul Figaro. 

Ad  aprile, ha perso il suo posto  di comandante della Gendarmerie d’Outre Mer il generale Bertrand Soubelet. A Hollande non era piaciuto il suo libro Tout ce qu’il ne faut pas dire,  “Tutto  quel che non bisogna dire”, estremamente critico sulla intera classe politica – segnatamente per il modo in cui gestiva la questione clandestini.  Soubelet  non è stato licenziato, è stato sollevato dalla funzione e messo a disposizione.   La sua risposta   avrebbe dovuto inquietare tutti i politici: “Ad esser messo da parte in queste condizioni,  a far niente,  ho  l’impressione di costituire un pericolo per il mio paese – ciò che mi fa’ riflettere sul mio futuro immediato e ai modi con cui continuerò a servire la Francia”.

L’Armée non ha mai conosciuto tali umiliazioni”, ha scritto Armel Joubert des Ouches, autore di un sito specializzato in cose militari (dal cognome,  un aristocratico ex ufficiale): “In una intervista, il generale Pinay Legry mi diceva: “La nostra armata è sull’orlo della rottura”. Certi nostri elicotteri hanno più di 40 anni.  Un ufficiale della ALAT (Aviation Légère de l’Armée de Terre), mi diceva poco tempo fa: “Io non dispongo che di tre elicotteri da combattimento funzionanti, sui 45 della mia unità”.

La comparsa e  discutibile vittoria di Emmanuel Macron all’Eliseo ha lasciato un sentore di illegittimità ai  gallonati.  Che aborrono alla volontà,   che attribuiscono al giovinotto, di fondere l’Armée (che fu guidata da Napoleone), che i tedeschi hanno umiliato in due volte indimenticabili,  con la Bundeswehr, nel  nuovo  e  fantastico esercito europeo.   Molti mugugni hanno accompagnato la distribuzione del nuovo fucile d’assalto, Made in Germany.    “Non  siamo più in democrazia, ma in un’oligarchia che gira a dittatura prima di virare, forse, al totalitarismo”, ha affermato a tutte lettere il generale Didier Tauzin, molto intervistato dalla sezione francese di Russia Today.

Armel Joubert des Ouches: già, una dittatura che impone al paese  l’afflusso di migranti “a   vagonate”: “Noi” abbiamo  soldi per miliardi  per questi stranieri, e non ne abbiamo per le nostre armate”.

 

A chi gli ricorda che l’Armèe  si vanta di chiamarsi La  Grande Muette (la grande muta), per il suo impegno di obbedir tacendo  (a  patto di dimenticare il tentato putsch di Algeri, 1961….)  , Tauzin  risponde: “Ci sono momenti in cui il dovere del silenzio deve lasciare il posto al dovere di espressione”. Secondo i giornali, Macron s’è giocato, sbattendo fuori De Villiers,  il suo secondo  mandato.

 

 






>>>articolo originale online>>>








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